Care amiche,
eccoci tornate dopo un lungo periodo di assenza con un argomento rovente e sempre attuale:
Solari, filtri fisici o chimici?
Tra le principali case produttrici e le relative clienti vi è sempre un confronto vivo e sentito perché il sole non perdona: è meglio un solare con un filtro chimico o un solare con un filtro fisico?
E’ meglio un solare scarsamente spalmabile che evidenzi le parti del corpo non adeguatamente ricoperte di protezione o un solare privo della cosiddetta ”scia bianca”?
Come ben sapete è prassi, almeno per quel che mi riguarda, esprimere un opinione che ha carattere personale e non è da intendersi come giudizio assoluto.
La soluzione migliore, in accezione generale, non esiste ma riguarda sempre la propria persona che, in quanto tale, gode della sua individualità in merito a tutte le sue caratteristiche psico-fisiche.
Parlo di psico-fisico perché, oramai, dietro l’utilizzo di qualsiasi prodotto c’è spesso un ragionamento che abbraccia l’ecodermocompatibilità che ci fa’ essere, sempre e comunque, critici ed a tratti ipercritici sull’uso di un prodotto e sull’impatto sortito su sé stessi e sull’ambiente.
Quali differenze vi sono tra un filtro fisico ed un filtro chimico?
Come si può desumere dal termine stesso, il primo è una barriera che si pone tra il sole è la vostra pelle.
Si tratta di particellato sottile, all’ordine delle nano e micro particelle, di origine minerale che riflette la luce nel momento in cui i raggi UV vi colpiscono . Si tratta di polveri minerali estremamente sottili delle quali, per quanto riguarda le polveri nano, non si hanno ricerche e dati scientifici che dimostrino il fatto che esse siano inerti anche qualora penetrino nel derma, lo strato profondo che si trova sotto l’epidermide(che si compone di 3 strati).
Il filtro chimico è generalmente una sostanza di sintesi con una struttura chimica che si comporta da accettore o donatore di elettroni (anello aromatico), assorbendo selettivamente i raggi UV a corta lunghezza d’onda e convertendoli in radiazioni a lunghezza d’onda maggiore e meno energetiche. L’energia assorbita da parte del filtro corrisponde all’energia richiesta per causarne l’eccitazione fotochimica ad uno stato di energia più alto rispetto a quello nel quale si trova .
Il ritorno allo stato energetico iniziale, emette radiazioni di una lunghezza d’onda maggiore, che non sono dannose per la cute.
Quali sono i principali filtri fisici e chimici?
Tra i principali filtri fisici ritroviamo il biossido di Titanio, L’ossido di zinco , biossido di silicio, caolino ed ossidi di ferro/magnesio.
i filtri chimici previsti dalla nostra farmacopea sono derivati del PABA, cinnamati, antranilati, benzofenoni, salicilati, dibenzoilmetani, antranilati, derivati della canfora e fenil-benzimidazolsulfonati.
Perché ci troviamo davanti ad una v era e propria demonizzazione dei filtri chimici?
I suddetti filtri fisici, spesso associati ad altri filtri organici, esplicano la loro azione di filtraggio in maniera sinergica. Non sono tossici di per loro per ambiente cute ed essendo i minerali dei solidi inerti, si presentano estremamente fotostabili ed incapaci di reagire laddove entrino in contatto con altre sostanze. Nei solari del passato venivano spesso utilizzati PABA, acido para-ammino-benzoico, e retinolo e retinyl palmitate, facenti parte della classe della Vitamina A, estremamente fotoinstabili.
Il loro impiego fu bandito, nonostante siano attivatori del turn over cellulare o processo di rigenerazione cutanea, poiché capaci di indurre reazione fotoallergizzanti. Il paradosso risiedeva proprio nel fatto che questi filtri chimici fossero fotoinstabili e che la radiazione solare attivasse le molecole e catalizzasse delle reazioni chimiche i cui prodotti potevano essere anche radicali liberi ovvero molecole altamente reattive.
Cosa non sappiamo dei filtri fisici?
Molte recenti ricerche hanno messo in evidenza che I filtri chimici e fisici inclusi nelle formulazioni di schermi solari come il benzofenone, la canfora 4-metilbenzilidene, il biossido di titanio e l’ossido di zinco sono stati ritrovati nelle acque litoranee, a concentrazioni variabili nel corso della giornata, e più concentrati nel microstrato superficiale.
L’introduzione nell’ambiente marino di nuovi composti chimici suggerisce possibili effetti rilevanti sul fitoplankton. In effetti, gli autori di una ricerca pubblicata su Plos One hanno scoperto gli effetti negativi degli schermi solari sulla crescita di una diatomea molto comune nelle acque marine, la Chaetoceros gracilis. Con lo scioglimento dei filtri solari nelle acque marine si ha il rilascio di nutrienti inorganici (composti di azoto, fosforo e silicio) che possono stimolare la crescita di alghe in quanto i prodotti solari liberano discrete quantità di fosfati.
I ricercatori ne hanno stimato un incremento del 100% rispetto ai valori basali nelle acque costiere, durante le fasi di basso ricambio, nei pressi di una spiaggia popolata di Majorca. Occorrerà quindi considerare il possibile impatto ecologico di queste sostanze che prima non venivano dosate nelle acque di balneazione ma il cui uso si è sempre più diffuso, negli ultimi decenni, grazie alla sempre maggior consapevolezza dei rischi associati all’esposizione ala radiazione solare.
Fonte: http://www.galenotech.org/filtrisolari.htm
Quali solari preferisce S’Alchemissa?
Vi consiglio sempre di considerare, anzitutto, le caratteristiche della vostra pelle ( a quale fototipo appartenete), le caratteristiche ambientali in sensu stricto ovvero la morfologia della costa (calcari e marne che riflettono la luce, spiaggia di quarzo bianco estremamente riflettente, spiaggia gialla e poco riflettente) e considerare se la vostra meta sia una cala o mare aperto per evitare inutili bio-accumuli nell’ecosistema.
Vi invito sempre a fare dei ragionamenti non faziosi e mai prevenuti perché, ad ora, la formulazione perfetta non esiste. Per qualcuno è necessario vestirsi di cotone e limitare l’uso delle creme solari nelle aree scoperte specie su bambini e neonati. Per altri è importante che non contengano sostanze sensoriali e profumazioni chimiche e, per tanti altri, che rispetti parimenti uomo e ambiente.
La diversità è sempre fonte di ricchezza!
Un abbraccio,
Sara e Sabrina